mercoledì 28 novembre 2012

Una fetta di passato

Oggi di per sé sarebbe stata una di quelle giornate un po' "inutili", insensate, e chi è passato per l'esperienza adottiva lo sa bene: non c'è niente di particolare da fare, solo da far passare il tempo. Anzi, capita anche troppo spesso che queste giornate siano ben più di una sola :-) Comunque, qualcosa di interessante siamo riusciti a farlo (oltre che inaugurare la, speriamo lunga, serie di kapusta - cavolo - ucraini che ci accompagnerà quest'inverno): una visita al museo di Chernobyl a Kiev. Non è stato facilissimo da trovare: non volevamo chiedere informazioni perché immaginavamo che potesse essere un po' delicato ma alla fine, dopo aver percorso 2 volte la via dove avrebbe dovuto essere il museo, abbiamo ceduto e scelto a caso una signora a cui chiedere. Lei... miracolo! Parlava italiano, essendo vissuta a Roma 10 anni fa. E' stata gentilissima, come sono stati sempre, fino a ora, gli ucraini a cui abbiamo chiesto aiuto o informazioni, e ha addirittura chiamato una sua amica perché lei non sapeva dove fosse il museo. Grazie all'aiuto delle due, ce l'abbiamo fatta. Non sapevamo cosa aspettarci, invece il museo è molto ben organizzato. Ci hanno fornito di audioguida addirittura in italiano, e abbiamo iniziato la visita dalla prima sala, ben allestita e piena di teche con foto e reperti originali (ovviamente decontaminati, ha spiegato per prima cosa il messaggio in cuffia). Abbiamo iniziato di buona lena, studiando il plastico del reattore, guardando le foto e i vari documenti. Il problema è stato solo che... era tutto molto interessante, ma dopo quasi un'ora eravamo arrivati al "punto 9", e in totale ne avevamo... 35 :-) Abbiamo dovuto saltare, fermandoci solo per ascoltare alle teche che ci incuriosivano di più, ma devo dire che l'esperienza è stata molto toccante, oltre che ovviamente interessante. Sia io che Fabio ricordiamo bene quando sentimmo al telegiornale del disastro, e che non si poteva bere latte e mangiare la verdura che non cresceva sotto terra. Vedere le foto di chi lavorava nella centrale e di chi è intervenuto dopo il disastro, i documentari dell'evacuazione di Pryapat (avvenuta in pochissimo tempo), i giornali dell'epoca, ascoltare la follia di aver avvertito solo alcuni giorni dopo la tragedia la popolazione di Kiev... ci ha fatto conoscere meglio un tassello della nostra storia. Cercheremo di non dimenticare. Nel frattempo, la giornata è volta al termine. Abbiamo chiuso le valigie, e alle 20.30 Iriya e il marito ci accompagneranno a prendere il treno notturno per Krivoy Rog. Non sappiamo se Tania domani sarà in istituto (oggi la direttrice non rispondeva al telefono), ma intanto... ci muoviamo. A domani!

1 commento:

  1. forza ragazzi, teneteci aggiornati, credo di poterlo dire a nome di tutti, SIAMO SPIRITUALMENTE CON VOI, grazie ancora per l'esperienza condivisa con noi.
    mikud

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