sabato 30 giugno 2012

Tante chiacchiere

Sono quelle che ha fatto oggi al telefono Tanya, per ben 17 minuti fitti di domande, affermazioni, risate. Siamo riusciti a dirle qualcosa che ha capito: che le vogliamo bene (va beh, questa frase è ormai assodata), che il papà ha mal di gola e piange, che fra un po' andremo a fare un giro, poi ci auguriamo che abbia capito che presto torneremo a trovarla muniti di caramelle e regali vari. Ci ha anche detto che ha la pipì (ma questo credo fosse più un ricordo della nostra permanenza lì che una vera necessità - e, magari la mamma potesse passare dal telefono per portarti in bagno, piccola), che non vuole andare in guardino, ha riso sentendo me che faccio il papà che piange, l'ha imitato anche lei, poi abbiamo cantato Lava lava le scodelle... e malgrado l'elenco sembri lungo, ci ha detto tantissime altre cose che ci sono sfuggite. E le abbiamo detto cose che le saranno sembrate fischi per fiaschi.
Davvero, è stato stupendo sentirla, ma ci siamo sentiti inadeguati, sul serio. Ehi, per sentirla ridere questo e altro, sia chiaro. E' bellissimo dopo tanto tempo avere di nuovo la possibilità di farle sentire che ci siamo.

sabato 23 giugno 2012

Un anno insieme

Il 23 giugno dell'anno scorso a quest'ora stavamo somministrando il primo di n yogurt a una piccola biondina. L'avevamo incontrata il mattino, appena poche ora prima. Lei indossava un cappellino e un costume rosa, e aveva deciso che non eravamo pericolosi, che potevamo anche piacerle e che no, non valeva la pena di piangere disperatamente finché non fossimo scomparsi.
Non so tuttora cosa sia scattato in quella testolina perché lei prendesse questa decisione. Già, perché spesso ce lo chiedono, dato anche il meccanismo di adozione tipico dell'Ucraina, se "l'abbiamo scelta". Noi abbiamo accettato la proposta di andare a conoscerla. Lei ci ha scelti, ci ha dato la tanto sospirata possibilità di continuare a conoscerla, e si ha dato la possibilità, meglio, ha accettato di correre il rischio di conoscerci.
Per lei infatti di questo si trattava, di questo si tratta: di rischiare di aprirsi a noi, di darci l'accesso al suo piccolo cuore che abbiamo sentito spesso battere come quello di un uccellino contro il nostro petto, mentre la teniamo in braccio.
E' da un anno che ci lascia soggiornare nel suo piccolo, ma molto forte, cuore. Oggi abbiamo festeggiato nell'unico modo possibile (ma molto sospirato... dopo mesi, e pensare che bastava che lo chiedessimo, noi, non l'ente o so ben io chi). Chiamandola al telefono, dicendole che le vogliamo bene (e ascoltando lei che dice di volerne a noi), facendole domande su cosa sta facendo, se ha ancora l'album, e sentendola dire cose che non capiamo (lei le ripete a voce sempre più alta :-)))) ).
E sperando che l'anno prossimo la veda qui con noi, a portata di bacio.

giovedì 21 giugno 2012

21 giugno - 21 giugno


Un anno fa, eravamo davanti a una psicologa del DAP. Credo che il momento possa essere paragonato a una sala parto.
Come nella sala parto, anche oggi, che so cosa è uscito da quel travaglio (cosa ne sarebbe uscito il 23 giugno), personalmente non riesco a dire che è stato un bel giorno della mia vita. Certo, il risultato è stato bellissimo, ma anche il dolore, in quel momento… intenso. E l’ansia, e i dubbi, e tutti quelli che in quel momento dovevano consigliarci che dicevano: “No non andate, no non vedetela”.
La domanda… avremo fatto la cosa giusta? La paura anche solo di sperare.
Diciamo che come io non conoscerò mai l’intensità dei dolori del parto, penso che nessuno che non ci sia passato possa immaginare cosa abbiamo provato in quei lunghissimi minuti io e Fabio (che per la magica par condicio dell’adozione si è beccato anche lui tutto il travaglio J).
Certo poi che… si guarda il risultato, incarnato nella nostra piccola Tanicka, e il dolore piano piano si stempera. E rimane solo un giorno da festeggiare.
E che festa sarebbe senza regali? Eccoli, per la nostra farfallina a cui piace tanto girare su se stessa e fare la ruota con la gonna.


sabato 16 giugno 2012

Energhietica

E' questa l'ultima definizione data da un'infermiera della piccola, mentre la seguivamo su e giù per le scale. Abbiamo pensato: Niente male, l'anno scorso la definizione più in voga era "isterica", facciamo passi avanti :-)
Bella giornata anche oggi in ospedale. Mattinata passata dentro, siccome il tempo era incerto; il corridoio inizia a starci un po' stretto, sia a lei che a noi, ma fra qualche dolcetto, i tegamini, il succo, l'ipod e i palloncini, il tempo passa lo stesso. Pomeriggio buffissimo: la piccola si è impossessata del mio telefono e ha cominciato a giocarci. A Fabio è venuta l'idea di provare a chiamare la nonna Giuseppina, che però non era in casa, e poi allora il nonno Luciano. Tania era entusiasta di parlare al telefono col "dieduska": ha acchiappato il telefono e si è messa a parlare a macchinetta: un po' ha ripetuto i saluti che le dicevo in italiano, un po' si è messa a dire: Qui ci sono tanti bimbi, ma tu nonno lavori? E io: Sì, lavora con le macchine. E lei, con tono mondano: Ahhh, con le macchine... Tutto ciò girando su e giù per la scala. A un certo punto è caduta la linea, ma poi il nonno ha richiamato, siccome anche la nonna Nadia voleva sentire la voce della piccola. Lei, felicissima: la babuska! Anche lì ha iniziato a parlare e a girare, sarebbe andata avanti ore. E potremo sperimentarlo... forse siamo riusciti ad ottenere un numero a cui chiamarla in ospedale. Vedremo, ma penso che saranno telefonate diverse da quando non diceva una parola e aspettava che la intrattenessimo.
Le 17.30 sono arrivate in un lampo. Le abbiamo spiegato che domani non torneremo, perché dobbiamo tornare a casa, dalikò dalikò (lontano lontano), in aereo, ma le telefoneremo e torneremo presto. Lei era tranquilla, ma penso che domani chiederà parecchio di noi. Penso proprio che succederà.
E adesso, lascio la voce a Fabio, che ha accettato di mettere la sua chiosa alla chiusura di questa fantastica settimana.

Quando siamo partiti sapevamo che questo soggiorno sarebbe stata una tappa importante del nostro cammino famigliare e così è stato.
Nelle nostre preghiere avevamo sempre chiesto di dare tutta la forza possibile alla nostra piccola e di lasciarci il carico pesante sulle nostre spalle e forse siamo stati ascoltati.
L'emozione di rivederla dopo quattro mesi è ancora indescrivibile, lei che forse si è chiesta dove eravamo finiti ma ha preferito non soffermarsi troppo sulla cosa perchè " meglio goderseli finché ci sono"!
Siamo una famiglia anomala perchè stiamo sperimentando il distacco da troppo tempo ma siamo una famiglia, la felicità che oggi abbiamo visto negli occhi di Tania quando le abbiamo detto che avremmo chiamato i nonni ne è la conferma.
Ci eravamo detti che avremmo cercato di venire in Ucraina a prendere una boccata di ossigeno per continuare a correre verso il traguardo , adesso vogliamo goderci questa "vittoria di tappa" ma il viaggio è ancora molto lungo e ormai l'esperienza ci impone di vedere ostacoli nascosti dietro ogni curva quindi non ci montiamo la testa ma continuiamo la nostra gara

venerdì 15 giugno 2012

Un anno fa... telefonata

Esattamente un anno fa, arrivava la chiamata che ci avrebbe cambiato la vita. L'annuncio che l'appuntamento al DAP era stato fissato, e che il 20 saremmo partiti per Kiev. Mi ricordo l'emozione, la fretta, il lavoro da provare a organizzare (o meglio... da provare a metterci una pezza), il fiato corto, la paura di quello che ci aspettava.
Se qualcuno ci avesse rivelato che un anno dopo saremmo stati qui? Chissà cosa avremmo detto. Forse: "No, ma siamo pazzi? Ancora in ballo, e senza certezze per di più?".
Ma avremmo risposto in quel modo perché non avremmo avuto idea di cosa significa Tania. Non ne avremmo avuto idea perché non è possibile immaginarsi cosa significa essere genitori se non lo si è provato - almeno, per noi è stato così. Come voler spiegare di preciso cosa si prova a essere innamorati. Va bene, puoi descrivere l'emozione, il batticuore... ma se non si è provato, non si capisce fino in fondo.
E possiamo usare fiumi di inchiostro (elettronico) a raccontare giornate come quelle di oggi, che non sono perfette perché Tania sta con noi poco alla fine, ma che sono impeccabili, rispetto a quelle che abbiamo vissuto in passato. Parlare con lei, sentire quello che dice, convincerla a fare qualcosa (non sempre ci si riesce), vederla fare un gioco che l'assorbe completamente, beccarla a cercarci con gli occhi mentre sta con gli altri bambini, vederla alzarsi e chiedere: Dov'è la mamma? se non mi vede... Sentirla recitare una poesia davanti agli altri bambini, sapere che chiede di andare a fare la pipì 200 volte perché le piace fare le scale in braccio e vederci accucciati davanti al water, a scherzare con lei (oggi si è seduta sulla tazza con l'album delle foto in mano, e ha detto: Io leggo mentre faccio la pipì... tutta la mamma!). Ridere quando fa il balletto: Voglio la mela - non la voglio più - no la voglio ancora - basta - voglio il succo - l'acqua - la mela... e poi beve un litro di succo e conclude con un rutto poderoso.
Insomma, tutte queste cose non le avremmo sapute, ma adesso le sappiamo e... diciamo che era giusto aspettare, provare, resistere, soffrire, perché anche lei ci aspetta, e non potremmo fare una virgola di meno.
PS per la cronaca, la pagina del libro sulle emozioni che guarda più spessa è quella sulla rabbia
PS2 oggi abbiamo provato ad arrivare di soppiatto, per spiare cosa faceva in giardino. Niente da fare... ci ha visto da 50 metri e ci è corsa incontro. Ci aspetta proprio... non vogliamo pensare a domenica...

giovedì 14 giugno 2012

Spi, spi, Tania spi

Oggi giornata "ni" per la piccola. Stamattina ha pianto, non sapeva neanche lei perché e perché dovesse andare avanti a farlo, hanno provato tutti a capire cosa volesse ma non c'era verso (una volta voleva lavarsi le mani... una volta voleva tornare in giardino...). Nota positiva: a differenza di come succede di solito, questo momento di incazzatura non è coinciso con il rifiuto di mama e papa, che di solito in questi momenti tende a voler spedire sulla faccia nascosta della luna. Invece, ha accettato di essere presa in braccio e ogni tanto, fra le lacrime, diceva: Mamaaaaaa. Questo fa un po' ben sperare per la nostra capacità futura di gestire questi momenti. Poi si è ripresa, e ci ha mostrato le sue doti di ballerina: bravissima! Fa morire dal ridere, e si vede che le piace proprio. Unica pecca: la colonna sonora offerta dai ragazzi ricoverati era davvero "tunza".
Nel pomeriggio siamo arrivati e l'abbiamo sentita piangere da fuori. Infatti, quando sono andata a prenderla, aveva la candela e si teneva con la mano i pantaloni rosa che le avevamo dato stamattina... tragicamente larghi. Per fortuna ne avevamo comprato un paio qui... misura 18-24 mesi, e ottimo che si potessero stringere, perché erano larghi anche quelli! Insomma, fra i pantaloni nuovi, una collanina di perline da fare insieme, la mia imitazione di lei che piange perché pensa di aver rotto la sua siringa (ovvero, quella specie di cannuccia che si usa per dare la Tachipirina ai bambini, da me inserita in un colpo di genio fra i suoi giochi), mentre l'ha solo smontata, che ha tanto gradito da farmela ripetere circa 7 volte, il karma si è ricomposto.
Ma dovevamo finire con la perla del giorno... e così è stato. L'abbiamo accompagnata su per salutarla, e le ho chiesto di fare vedere il suo comodino al papà (che non l'aveva ancora visto). Ci abbiamo anche messo dentro il libretto sulle emozioni, che le piace da matti. Insomma, dopo il comodino ci fa vedere il suo letto e si sdraia. Le chiedo se vuole che le canti una canzone, dice di sì. Allora comincio, all'inizio dico Ninna nanna, poi mi ricordo di un consiglio della mia maestra di russo (grazie Giovanna!) e inizio a cantare mettendoci le parole in russo, cose semplici tipo: Dormi dormi, piccola Tania, stai tranquilla, Tania bella, cose così, ripetute a loop mentre l'accarezzo con un dito. Lei subito sorride, poi mi guarda seria e attenta come fa sempre quando una cosa le piace molto o la colpisce. Lo so che poi per dormire ci farà vedere i sorci verdi... ma far finta di addormentarla ci è piaciuto moltissimo. Un altro piccolo tassello aggiunto.
PS e stasera... si vede la partita, ovviamente in ucraino!

mercoledì 13 giugno 2012

Epifanie

Altra giornata soleggiata, sia fuori che nei nostri cuori, qui a Dnipropetrovsk.
Mattinata di giochi in giardino, sia noi 3 che con gli altri bambini (e ragazzi, siccome abbiamo capito che ricoverati lì ci sono ragazzi fino ai 18 anni). Tania ci è corsa incontro, subito si è un po' rannuvolata, non so come mai, ma poi si è sciolta e ci siamo divertiti insieme agli altri con il girotondo.
Pomeriggio più agitato... se non altro perché non possiamo uscire e i corridoi alla lunga stanno un po' stretti. Ho verificato che in effetti i bambini non hanno giochi... passano il pomeriggio in una sala con la tv, facendo un gran chiasso; oggi invece stavano giocando con i pentolini che avevamo lasciato a Tania, che però appena siamo arrivati ha detto di volere i suoi "igruschi" (giocattoli) e ha requisito tutto. Mi è dispiaciuto per i bambini (lasceremo lì tutto, comunque), ma mi sono stupita perché è una delle prime volte che la piccola dimostra un senso di possesso così pronunciato. Quasi incredibile, visto che lo scorso anno i bimbi le potevano togliere di mano quasi tutto, senza che battesse ciglio o quasi.
Ha comunque un grande amore... la bottiglietta piccola da cui si beve tipo biberon. Ce l'ha sempre in bocca, oggi ne avevamo riempito uno di succo (almeno si becca qualche vitamina) e l'ha prosciugato. Poi fa pipì ogni 10 minuti, ma comunque :-)
Il momento più dolce, oltre a quando per scendere le scale mi chiede di prenderla in braccio (oggi un'infermiera le ha detto di andare giù da sola... cattiva!), è stato verso le 5. Lei era seduta in corridoio, su una panchina, e io e Fabio abbiamo cominciato con le solite canzoni mimate. Abbiamo chiesto se voleva farle anche lei, ma ha detto di no... Sembrava davanti alla TV, appena finivamo diceva Ancora! Ancora... veri cartoni animati in pelle e ossa.
Insomma, a un certo punto smettiamo, e lei ci guarda e dice: Maià mama i maià papa, ovvero: "La mia mamma e il mio papà". Nessuno gliel'aveva chiesto, deve essere stata proprio una sua personale illuminazione...Sì, questi due (scemi?) sono la mia mamma e il mio papà. Noi abbiamo risposto: Sì, siamo la tua mamma e il tuo papà, e tu sei la nostra bambina.
Bellissimo, davvero. Bellissimo.

martedì 12 giugno 2012

Giornata piena

Oggi abbiamo corso come piccoli pony-express... in tutti i sensi, e se stasera non torna l'acqua (manca da stamattina), domani Tania avrà una mamma e un papà un po' puzzoni :-)
Scherzi a parte... mattinata iniziata benissimo con la piccola che ci corre incontro in giardino come non ci immaginavamo neanche nei sogni più arditi. Il libro dei bottoni le suscita versetti di meraviglia, e mentre ci giochiamo (arrivando ben al 3... attenzione maxima insomma!) mi fa anche una carezzina sul braccio, il primo gesto d'affetto non richiesto (tipo: Mi dai un bacino?) né stereotipato. Che dolcezza quella manina...
La poesia cala decisamente quando l'infermiera ci dice di portarla fuori dal giardino per tenerla lontana dagli altri bimbi, siccome i giochi che tiriamo fuori causano un po' di confusione. Per la cronaca, il gruppo è fatto da una ventina di bambini e ragazzini, che vanno dai 2 ai 13-14 anni. Insomma, la proposta le fa un attimo incrinare il karma e dopo per una quindicina di minuti odia tutti e tutto, ma soprattutto noi due, in modo intenso. Però ormai la conosciamo... è il suo modo di mostrare paura, o anche di esprimere il suo dissenso (in maniera effettivamente efficace), anche se sentir dire: Vuoi il papà? NIET è sempre una piccola stilettata.
La situazione rientra comunque, fra i tapacki nuovi e due ragazze (tirocinanti?) che chiedono di fotografarci insieme. Giusto, sempre per amor di cronaca e per segnare il giorno sul calendario: per la prima volta assisto di persona a Tania che fa la cacca. Confermo, tutto regolare :-)
Dopo un'ora e mezzo con la piccola, non sazi di fatica, ci facciamo lasciare da Alexander lungo il fiume, e camminiamo a piedi fino ad arrivare all'isola di cui avevamo letto sulla guida. Ci si trova una chiesa, un parco divertimenti e una bella striscia di sabbia, su cui i cittadini prendono il sole e fanno il bagno come se fossero in riviera.
Rientriamo in appartamento strisciando, e con un dubbio: possiamo tornare a trovarla nel pomeriggio? Le due ragazzine hanno detto di sì, ma non sembravano esattamente i primari dell'ospedale. Chiamiamo Iryna, e lei nicchia: il medico ha detto di andare solo la mattina... Breve summit di famiglia, e prevale la mia tesi: già che siamo qui, andiamo comunque, armati di faccia tosta. Se ci dicono qualcosa o il primario (mai visto) si lamenta, abbiamo la scusa: Noi italiani, ignoranti, non capiamo, chiediamo umilmente perdono...
Non succede nulla di tutto questo. Attendiamo un po' alla porta, insieme a una signora con un bimbo in braccio e una cartella clinica in mano. Una mamma? Chissà, però ci guarda un secondo e dice: Siete qui per Tania vero?, facendoci sentire quasi delle rock star.
Poi ci aprono, e dopo poco la piccola arriva di corsa, entusiasta. Rimane a giocare con noi in una stanzetta, senza mai lamentarsi o chiedere degli altri bambini. Guardiamo libri, giochiamo con la bambola, le faccio anche vedere il libretto sulle emozioni che ho preparato: le piace molto, lo guarda con attenzione e si diverte poi a fare la facce nello specchio.
A un certo punto, arriva una bella signora bionda: è il medico, con cui hanno parlato al telefono sia l'ente che Iryna. Molto gentile, tira fuori la cartella di Tania e inizia a farci vedere le sue analisi. Unico problema: io ho appena imparato come si dice "male al pancino" e "influenza", insomma non è che abbia il lessico. Ma quando chiedo di chiamare la traduttrice, si oppone così decisamente che lascio perdere. Insomma... 18 minuti di conversazione, in cui ho capito che la cura di Tania deve durare 6 mesi, che ha alcuni valori sballati negli esami del sangue, alcuni dovuti alla sua malattia, alcuni non so. Più altre cose più o meno importanti: la dottoressa legge con interesse la nostra storia, che ci portiamo dietro in russo, mi chiede da quando studio la lingua, dice che possiamo venire a trovare la piccola, che a suo parere è "molto attiva", due volte al giorno. Per tutto il tempo, la bionda attacca figurine su un foglio col papà, bravissimi tutti e 2.
Comunque... grazie alla tecnologia, senza che la dottoressa se ne accorgesse, abbiamo registrato tutto, e lo faremo sentire all'ente al più presto, sperando che non ci siano brutte notizie. Ho trovato comunque positivo che ci facesse vedere tutto, proprio come se fossimo... i genitori.
Poi, la dottoressa se ne va, e continuano i giochi. A Tania piace moltissimo bere dalla bottiglietta San Benedetto per bambini che le abbiamo portato, e a un certo punto dice: Vadicka (acqua), tumbacka, e scappa via.
La seguo, lei va su nel suo reparto. Vedo un'infermiera e le chiedo: Ma cosa vuol dire tumbacka? Lei ci porta nella cameretta della Tania e mi mostra il comodino. Le dico che Tania ha detto quella parola, e lei inizia a frugare chiedendole: Vuoi questo? O questo? Ci sono dei vestitini...
La piccola, dopo un po', apre il cassetto e... ci infila la bottiglia, poi chiude e parte per tornare "dal papa". Ecco cosa voleva fare... piccoletta, voleva mettersi la bottiglia nel suo comodino. La cosa colpisce molto sia me che Fabio, perché è la prima volta che vuole tenere da parte qualcosa per sé in modo tanto chiaro.
Il tempo passa, ed è ora di mangiare. Appena sente il richiamo dell'infermiera, dice che vuole mangiare e parte a manetta lungo le scale. Poi si volta, ci vede lungo il corridoio, torna indietro e ci saluta. Le diciamo: Torniamo domani. E lei, sorridendo: Domani? Sì, domani. Sorrisone.
L'infermiera che ci accompagna ci dice che Tania è molto contenta quando siamo lì, che parla molto di noi.
Siamo molto felici. E consigliamo a chi adotterà nei paesi dell'Est... la nostra situazione è particolarissima, ma ammettiamo che sapere il russo ci ha davvero salvato la vita, fino a ora.

lunedì 11 giugno 2012

Lungo corridoio in controluce

E' questa una delle immagini che vogliamo salvare oggi. Un lungo corridoio in controluce, in modo che non si veda bene chi o che cosa sta arrivando.
Il lungo corridoio è il viaggio che abbiamo fatto: partenza ieri da Venezia alle 20.20, arrivo all'aeroporto Zulyani (completamente rinnovato! adesso è proprio bello, non un c... come prima), incontro con l'autista Roman, trasporto in un appartamento mai visto dove abbiamo passato circa 5 ore, visto che alle 6.10 avevamo di nuovo appuntamento con la "montagna umana", per andare in stazione. Notte passata a rigirarsi come anguille nel letto, colpiti da un sentimento di straniamento. E qui rideranno sia Carlo che Nat, ma l'odore, quello che si sente nelle scale, nelle auto... porta ricordi tanto vividi quanto dolorosi.
Le 6 ore trascorse in treno ci hanno permesso di riposare un po', mentre sfrecciavamo - parole grosse - fra colline e boschi, fino a fermarci brevemente alla stazione di Dniproeccecc che, ammetto, abbiamo guardato con una vena di nostalgia.
Poco prima dell'arrivo, ci telefona la referente Iryna: certo, gli accordi sono che possiamo vedere Tania al mattino (quindi siamo rassegnati a passare a domani), ma il suo suggerimento è: perché non provare lo stesso, oggi nel pomeriggio? Mal che vada, vediamo dov'è il posto e domani ci arriviamo senza problemi...
La proposta ci piace, quindi è con spirito leggermente rinnovato che scendiamo dal treno, subito intercettati dal basso ma efficiente autista Alexander che, in assenza di Iryna (o meglio, con Iryna come occulto partner telefonico), sarà la nostra testa di ponte alla conquista dell'ospedale.
Acquistiamo i biglietti per il ritorno (domenica mattina) e, sotto un sole cocente (32 gradi) ci dirigiamo verso l'appartamento. Ci accoglie una bella ragazza che, magia delle magie, parla inglese!!!!!!!!!! e che ci illustra tutti gli optional del nostro nuovo nido: internet, parabola, aria condizionata, insomma lusso allo stato puro. Anche la città ci sembra bella, la migliore di quelle viste fino a ora, accetto Kiev ovviamente.
Dopo una breve spesa, per prendere le necessarissime banane per la piccola, e un pranzo al volo, eccoci di nuovo in macchina. Dopo circa 15 minuti, ci troviamo davanti a una struttura enorme, immersa in un parco: l'ospedale dove è ricoverata Tania. Immenso, e nel parco sembriamo gli unici esseri viventi.
Istruzioni di Iryna: il padiglione dei bambini è in fondo, dobbiamo suonare un campanello e dire il nome di Tania (tipo parola d'ordine). Primo problema: porte chiuse e nemmeno l'ombra di un campanello; in più, un cartello che recita: aperto dalle 8 alle 16. Alexander è scoraggiato, anche la chiamata a Iryna non dà frutti, e dice, abbastanza mogio a dire il vero: Andiamo a casa.
Deve vedere la delusione sulle nostre facce perché, su consiglio di Fabio, prova a girare intorno alla struttura, dove vediamo un giardino recintato, e chiama di nuovo Iryna, questa volta chiaramente alterato. Nel frattempo, però, il destino interviene, una volta tanto in senso positivo, nella forma di due ragazze e una signora che sembrano dirette proprio verso di noi. Alexander chiede e... dicono di seguirle, verso una porta sul retro su cui compare il mitico campanello.
Suonano, aspettiamo, aspettiamo aspettiamo...il tutto con il batticuore e lo stomaco arrotolato tipo esame di maturità, fino a che qualcuno non apre. Entriamo tutti insieme, e a noi viene detto di metterci a sedere su una panca, lungo un corridoio.
Pochi minuti e... sullo sfondo si stagliano due figure, una alta e una piccola. Ma siamo controluce, e non siamo sicuri che sia lei... in fondo, nessuno ha ancora detto il suo nome, no?
Ma sembra lei, solo che non riusciamo a vederla in viso, quindi non capiamo... cosa fa, ride, piange?
Poi si avvicina, si stacca dalla signora che l'accompagna e corricchia verso di noi. Ha i capelli corti e sparati e una maglia di pile senza niente sotto. Sorride, allunga le braccine e... ci abbraccia. Noi non crediamo... a nulla, che sia lei, che non pianga... che si ricordi! Ma si ricorda eccome... si fa prendere il braccio, coccolare per bene e, appena mette piede a terra, dice a tutti: Questi sono la mamma e il papà!
Poi chiede una caramella, e noi gliene daremmo mille, se potessimo. E' così tenera e nello stesso tempo coraggiosa, il nostro scricciolo... sì perché verifichiamo che le vanno perfettamente i vestiti taglia 3 anni acquistati la scorsa estate...
Però, sta bene. Andiamo in una stanza a giocare ed è interessata a tutto, alla banana chiaramente, ma anche alla bambola, ai vestitini, ai braccialetti... tutto le strappa un sorriso, e su tutto si sofferma con attenzione, come non ha mai fatto. Chiacchiera un sacco, un po' capiamo, un po' no, ma non importa, ci sembra che stia bene. Viene letteralmente rapita da alcune foto che le portiamo, risalenti a febbraio: le guarda con attenzione, commenta i soggetti, fa domande che io, abbastanza felice delle ultime lezioni di russo prese, capisco e a cui provo a rispondere.
Ma più di tutto, le riusciamo a dire: Ti vogliamo bene, ci sei tanto mancata. Lei ribatte: Vi voglio bene. Io: Sei contenta? Lei: sì.
E che faccetta fa quando le diciamo che torneremo domani: sembra non crederci. Noi più di tutto vorremmo che non avesse più questo dubbio, se noi torneremo domani o no. Erano 4 mesi, il suo ultimo "domani". Ma adesso il domani è molto più vicino.

venerdì 8 giugno 2012

Discese ardite...

E risalite, o forse prima le risalite e poi le discese ardite?
Comunque, giugno mese di altalene emotive.
Prima ci dicono: Tania sta bene e a inizio giugno andrà in sanatorio, dove potrete visitarla. E compra i biglietti.
Poi: Sta bene, ma non è pronta per il sanatorio. Quando lo sarà? Quando sarà pronta, ci andrà (e già scatta l'occasione per usare il nuovo motto, o anche qualche parolaccia, a seconda del mood del momento). Possiamo allora venirla a trovare in ospedale? Ma no, siete pazzi? È un ospedale, non è che si può entrare e uscire così come ridere. E medita a quando spostare i biglietti,
Infine: Potete andare, vedrete la bambina tutti i giorni dalle 10 alle 12.30.
E che fai? Scegli un giorno (domenica 10), sposta i biglietti e... preparati a partire, sperando che nel frattempo, o anche quando arrivi là, non si cambi di nuovo versione.
Quindi partiamo, stavolta verso questa bella città (pare bella sul serio): https://maps.google.it/maps?hl=it&q=dnipropetrovsk&ie=UTF-8&hq=&hnear=0x40dbe303fd08468f:0xa1cf3d5f2c11aba,Dnipropetrovs'k,+Dnipropetrovs'ka+oblast,+Ukraine&gl=it&ei=f6DRT5ryAcjm-ga749yTBA&oi=geocode_result&ved=0CCAQ8gEwAg
Muniti di vestitini nuovi, collane, sandalini, un lecca-lecca rotante (!), un libretto fatto apposta per la bionda e... una voglia immensa di vederla, toccarla, parlarle, vedere come sta davvero, riallacciare quel filo bruscamente interrotto quel 15 febbraio.