Era da qualche giorno che tenevo d’occhio il calendario, per
non lasciarmi sfuggire la data… perché il festeggiato di oggi non ha mica la
pagina di FB che ti ricorda “Oggi è il compleanno di…”.
È un festeggiato discreto e silenzioso, che quasi quasi ce
lo si scorda, che anche lui sta invecchiando.
Ebbene sì, è lui. Il blog oggi compie un anno.
Me la ricordo bene, l’emozione con cui l’ho aperto, un
sabato mattina. Non avevo mai fatto niente del genere e, nella sua piccolezza,
mi sembrava comunque un modo nuovo ed emozionante per stare vicino al
piccolo/piccola che, dicevano, ci stava aspettando in terra ucraina.
Vediamo… un anno fa… documenti già depositati, in attesa
della chiamata, in spasmodico controllo delle evoluzioni legislative ucraine
(proprio quelle che ci avrebbero fregato da un mese a quella parte). Non
avevamo idea di quello che ci aspettava, ed è stato decisamente meglio perché,
ad averlo saputo, non so se ci saremmo avventurati.
Un anno dopo, facciamo un po’ di conti: parecchi post
scritti, tanti commenti che ci hanno dato conforto, “benzina”, ci hanno fatto
ridere e spesso piangere. Parecchie rabbie subite, grandi groppi allo stomaco,
occhiate quotidiane al calendario, un odio-amore intenso e indistinguibile nei
suoi aspetti per l’Ucraina e le sue insensatezze, quintali di fazzoletti
infradiciati, nuove parole imparate, esotici numeri di telefono memorizzati sul
cellulare. E, sì, una faccia, una voce, una storia che riempie quello che prima
era uno spazio occupato da un grande punto interrogativo. Non che adesso non ce
ne siano, di punti interrogativi, anzi J,
ma girano tutti intorno a lei, che è un meraviglioso dato di fatto: la nostra
piccola Tanicka.
Quindi, tante grazie al blog, che ci ha fatto da valvola di
sfogo, che ci dà la possibilità di ricordare tante cose che invece ci sarebbero
sfuggite. E come regalo… un nuovo motto.
Bliutze non se ne può andare, chiaramente, con la fortuna
che ci ha portato (eh eh eh). Però per l’anno 2012-2013 ne abbiamo pronto un
altro, tutti pronti a impararlo?
Eccolo: PAJIVIòM,
UVìDIM. Che se leggi la j come
nel francese jardin, viene fuori un modo di dire comunissimo in Russia (a detta
della mia maestra): Vivremo, vedremo; ovvero: Chi vivrà, vedrà.