venerdì 15 giugno 2012

Un anno fa... telefonata

Esattamente un anno fa, arrivava la chiamata che ci avrebbe cambiato la vita. L'annuncio che l'appuntamento al DAP era stato fissato, e che il 20 saremmo partiti per Kiev. Mi ricordo l'emozione, la fretta, il lavoro da provare a organizzare (o meglio... da provare a metterci una pezza), il fiato corto, la paura di quello che ci aspettava.
Se qualcuno ci avesse rivelato che un anno dopo saremmo stati qui? Chissà cosa avremmo detto. Forse: "No, ma siamo pazzi? Ancora in ballo, e senza certezze per di più?".
Ma avremmo risposto in quel modo perché non avremmo avuto idea di cosa significa Tania. Non ne avremmo avuto idea perché non è possibile immaginarsi cosa significa essere genitori se non lo si è provato - almeno, per noi è stato così. Come voler spiegare di preciso cosa si prova a essere innamorati. Va bene, puoi descrivere l'emozione, il batticuore... ma se non si è provato, non si capisce fino in fondo.
E possiamo usare fiumi di inchiostro (elettronico) a raccontare giornate come quelle di oggi, che non sono perfette perché Tania sta con noi poco alla fine, ma che sono impeccabili, rispetto a quelle che abbiamo vissuto in passato. Parlare con lei, sentire quello che dice, convincerla a fare qualcosa (non sempre ci si riesce), vederla fare un gioco che l'assorbe completamente, beccarla a cercarci con gli occhi mentre sta con gli altri bambini, vederla alzarsi e chiedere: Dov'è la mamma? se non mi vede... Sentirla recitare una poesia davanti agli altri bambini, sapere che chiede di andare a fare la pipì 200 volte perché le piace fare le scale in braccio e vederci accucciati davanti al water, a scherzare con lei (oggi si è seduta sulla tazza con l'album delle foto in mano, e ha detto: Io leggo mentre faccio la pipì... tutta la mamma!). Ridere quando fa il balletto: Voglio la mela - non la voglio più - no la voglio ancora - basta - voglio il succo - l'acqua - la mela... e poi beve un litro di succo e conclude con un rutto poderoso.
Insomma, tutte queste cose non le avremmo sapute, ma adesso le sappiamo e... diciamo che era giusto aspettare, provare, resistere, soffrire, perché anche lei ci aspetta, e non potremmo fare una virgola di meno.
PS per la cronaca, la pagina del libro sulle emozioni che guarda più spessa è quella sulla rabbia
PS2 oggi abbiamo provato ad arrivare di soppiatto, per spiare cosa faceva in giardino. Niente da fare... ci ha visto da 50 metri e ci è corsa incontro. Ci aspetta proprio... non vogliamo pensare a domenica...

3 commenti:

  1. Ma avete tenuto una copia del libro delle emozioni? che peccato io non
    l'ho visto ma mi incuriosisce un sacco!
    Zia Chiara

    PS Certo che pero' in questo blog si sente la mancanza dei commenti di Atti!
    Andrea ma dove sei finito?!?

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  2. Ne è valsa la pena, quindi. Aspettare. Per tutto questo tempo: i suoi sorrisi, i suoi sghiribizzi, i suoi sguardi, la sua voce, le sue parole...Eccome se n'è valsa la pena. Quando l'amore ti entra dentro, si fa fatica a farlo uscire...e comprende sempre un po' di sana pazzia.
    Aspettiamo Tania, dunque.
    Mari

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  3. Ottimo e abbondante! la "discesa ardita" vi sta premiando, meritatamente! La gioia di cui parlate in questi giorni è veramente contagiosa. Grazie! :-)

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